Mio padre adottivo



G.P.Baalberith      

Ave Cesare!
Lieto d'incontrarti. Un dubbio mi tormenta: alcuni dei miei prof. (sono laureando in Storia medievale) non hanno potuto rispondermi, poiché i loro pareri sono divergenti; ma vorrei sapere se tuo padre adottivo è stato assassinato a causa della sua intenzione di divenire re. Suppongo che non sia la sola motivazione di Bruto e dei suoi compari (la Repubblica era infatti più che minacciata fin dal 48), ma sebbene Cesare abbia per due volte rifiutato il titolo di rex che la folla gli aveva tributato, le sue ambizioni si avvicinavano sempre più a quelle di un monarca, fino a quel famoso giorno di marzo. Fra dittatore a vita e rex, il passo è breve. Dovresti saperlo tu, che hai dominato il Senato, instaurato il tuo principato per divenire infine Imperatore...
Grazie anticipatamente per la tua risposta...
Gloria Romae!!!
Vale!



Augusto      

Ti ringrazio di non aver preso per oro colato la pietosa scusa che i parricidi hanno utilizzato per tentare di giustificare il loro crimine odioso, vile ed irresponsabile. Essi avrebbero voluto farsi credere dei nuovi tirannicidi, pronti ad immolarsi per la libertà della Repubblica, mentre sono andati contro i sentimenti del popolo per soddisfare cinicamente le loro proprie ambizioni smodate. In effetti, che hanno fatto fin da quando si sono accorti che il popolo era infuriato per quell'assassinio insensato? Si sono impadroniti del governo delle province più ricche dell'impero. Vi hanno raccolto delle fortune incredibili. Vi hanno infine armato delle grandi flotte e numerose legioni, con le quali non hanno esitato a dichiarare la guerra contro la Patria. Ciò dimostra bene la sincerità della loro pretesa di agire in difesa del popolo di Roma! Ecco tutta la loro dubbia nobiltà! Ecco soprattutto tutta la loro coerenza: quella dell'avidità la più ostinata, piena d'egoismo, di livore e d'ingratitudine.

L'instabilità politica della Repubblica si era manifestata da molto tempo. In effetti, quasi un secolo era passato dalle rivolte sanguinose che erano state suscitate all'epoca dei due Gracchi. In seguito, vi era stato l'assassinio di Scipione Emiliano, i sette consolati di Mario, la dittatura di Silla, la sedizione di Cinna, la ribellione di Sertorio, la congiura di Catilina, i pieni poteri attribuiti a Pompeo. Una serie impressionante di crisi, che avevano l'apparenza di lotte fra le due componenti principali dello Stato: il Senato ed il popolo di Roma. Ma gli attori erano quasi sempre gli stessi: erano i membri dell'aristocrazia che si battevano, talvolta su di un fronte, talaltra sull'altro, al solo scopo di salvaguardare i loro interessi particolari. In tali condizioni il Senato, che accoglieva i rappresentanti della nobiltà, era divenuto la fonte ed il primo teatro di tutte le lotte civili. Esso aveva così perduto la sua tradizionale capacità di occuparsi molto saggiamente del benessere dello Stato, ed era devastato dalle divisioni e le diffidenze reciproche. Ma esso tornava ad essere di una coesione monolitica ogni qualvolta si trattava di difendere gli enormi privilegi della classe senatoria. Ciascuno dei senatori doveva permanere libero di occuparsi dei propri affari, senza interferenze da parte di coloro che rivestivano al momento le effimere cariche del potere politico. Questo potere doveva dunque conservare il suo carattere limitato, controllato ed estremamente effimero, per non mettere in pericolo quelle "libertà". Era solo questa la loro preoccupazione: non il diritto alla democrazia per il popolo, ma il diritto all'anarchia per la sola aristocrazia.

Mio padre era stato dichiarato nemico dello Stato quando si trovava ancora in Gallia, di cui era il legittimo proconsole. Egli aveva avuto il solo torto di chiedere di presentarsi candidato al consolato per la seconda volta, dopo aver atteso i dieci anni previsti dalla legge dopo il suo primo consolato. Mobilitando contro lui tutte le forze romane che non erano in Gallia, l'hanno praticamente costretto a combattere delle guerre civili. Ed è quello ch'egli ha dovuto fare per quasi cinque anni, contro i paladini del Senato (Pompeo ed i pompeiani), in Grecia, in Africa ed in Spagna. Dopo aver vinto tutti i suoi avversari, è infine rientrato a Roma in ottobre dell'anno del suo quarto consolato (*). Il Senato gli ha allora attribuito degli onori straordinari, fra i quali quello di essere considerato "dittatore a vita" e di rimanere console per dieci anni. Egli ha rifiutato quest'ultimo onore, così come molti altri, ed ha perdonato tutti coloro che avevano preso le armi contro di lui. Non è che qualche mese dopo, durante le idi di marzo, che la congiura d'un grandissimo numero di senatori l'ha soppresso. Egli non era stato "dittatore a vita" che per pochi mesi, ed aveva appena iniziato a riformare lo Stato.

Mio padre ebbe davvero l'intenzione di divenire re? Non me ne ha mai parlato. Ma perché avrebbe rifiutato molti altri titoli onorifici ben più accettabili, se aveva intenzione di pervenire a quello che risultava il più inaccettabile agli occhi di tutti i Romani? Se si trattava solo d'un titolo onorifico, non ne aveva alcun bisogno. Se si trattava del potere assoluto associato al titolo di re, egli l'aveva già in quanto dittatore. In tutti i casi, si può molto ben comprendere per quale ragione ha rifiutato con decisione il titolo di re quando la folla (eccitata dall'incosciente leggerezza di Marco Antonio) l'aveva così acclamato. Sapeva che i suoi avversari ne avrebbero approfittato e non ha voluto dar loro altre armi contro sé stesso. Quello ch'egli non poteva immaginare, accecato dalla sua eccessiva bontà, è che tutti i suoi ex avversari, sui quali aveva sparso la sua clemenza incondizionata, avevano egualmente conservato i loro pugnali nascosti sotto le loro toghe.

Come sai, il sacrificio di mio padre non è stato inutile, poiché mi ha messo in condizione di comprendere quale fosse il solo modo per conferire alla Repubblica tutta la stabilità di cui aveva estremo bisogno. Se vi sono riuscito, è grazie a lui.

Vale.

IMP.CÆS.AVG.

Nota (*): 45 a.C.


quebec

Privacy Policy
<<< PRECEDENTE SUCCESSIVA >>> IMP. CÆS. AVG. home