No, non sono mai andato in Africa.
Quando mio padre, il divo Giulio Cesare, rientrò dalla sua campagna in Africa, alla fine dell'estate dell'anno DCCVIII dalla fondazione di Roma (avevo allora 16 anni), egli celebrò i quattro trionfi cui aveva diritto per tutte le sue vittorie. In tale occasione, mi fece salire sul suo carro con un gran numero di decorazioni militari che mi avevano conferito come se fossi stato il suo aiutante di campo durante la guerra africana. Ma non avevo potuto partecipare fino allora alle sue campagne, perché ero ancora troppo giovane quando egli era partito. Con mio padre, non ho partecipato che alla guerra in Spagna, ch'egli intraprese subito dopo.

Ho iniziato ad occuparmi direttamente dell'Africa verso l'inizio del triumvirato, quando vi ho inviato il mio collega Lepido. Quattro anni dopo l'ho richiamato da laggiù, per farlo partecipare alla mia guerra contro i pirati che avevano occupato la Sicilia: da Cartagine egli salpò con mille navi da trasporto e settanta navi da guerra per sbarcare nell'Isola, ma una gran parte della sua flotta venne intercettata dai pirati.
Alla fine di questa guerra, vinta grazie alle vittorie navali del mio amico Marco Agrippa, sono rientrato molto brevemente a Roma. Subito dopo, sono ritornato ancora una volta in Sicilia, con l'intenzione di rendermi a Cartagine. Ma, a causa delle tempeste invernali, ho dovuto rinviare molte volte la partenza della mia flotta, fino al momento in cui dei fermenti verificatisi in Dalmazia mi hanno costretto a dirottare verso il mare Adriatico.
Non ho più avuto altre occasioni di visitare la bella città di Cartagine, ma ho conosciuto un gran numero di abitanti di questa floridissima colonia romana.

Il nome che citi, Alyssa, non mi dice niente. Mi ricorda Elissa, il nome fenicio della regina Didone, ma non è probabilmente a lei che pensavi: avrei dovuto vivere mille anni prima, all'epoca del mio antenato Enea, per poterla incontrare.

Vale,

IMP. CÆS. AVG.