Annibale



Berkeley      

Ave a te Imperatore Cesare Augusto. Forse avrai letto gli scritti del tuo contemporaneo Titus Livius (Tito Livio)? Ecco che tanto tempo fa, 150 anni prima della tua nascita, Annibale, il più grande tattico di tutti i tempi secondo me, si è trovato con il suo esercito alle porte di Roma.
Tito Livio racconta ciò nella sua storia di Roma. Ora il generale orbo non ha attaccato, e dopo un lungo svernare a Capua, ha lasciato che la situazione si ribaltasse, per finire nel 146 a.C. con la distruzione di Cartagine. Nessuno sa con certezza perché Annibale ha risparmiato la città; molti pensano ch'egli non avesse i mezzi per assediarla.
Allora che ne pensi? Pensi ch'egli ha perso la sua migliore occasione di annientare Roma? E che pensi di ciò che è avvenuto nel 146, quando Roma ha ignobilmente distrutto Cartagine uccidendo donne e bambini nelle strade?
Berkeley



Augusto      

L'Imperatore Cesare Augusto a Berkeley, salve.

Ho ovviamente letto la storia di T. Livio così come le opera di tutti gli altri grandi storici che hanno descritto le guerre puniche. È proprio per questo che non riesco a capire come puoi darne un'interpretazione talmente strana. Hai veramente letto i libri della storia "AB VRBE CONDITA"? o ne hai letto delle sintesi redatte da storici un po' troppo frettolosi e superficiali?
Secondo te, il generale cartaginese si sarebbe fermato a Capua per svernarvi dopo la battaglia di Canne, ed avrebbe lasciato i Romani tranquilli per quasi 70 anni, fino al momento in cui essi decisero di distruggere Cartagine? Vi è una manifesta confusione fra la seconda e la terza guerra punica, due guerre che sono separate da un intervallo di 50 anni. Allora, parliamo prima del tuo "grande tattico", e in secondo luogo di Cartagine.

Annibale Barca aveva giurato a suo padre ch'egli avrebbe sempre odiato i Romani, ed il suo solo merito è stato quello di rimanere fedele a questo giuramento insensato. Per raggiungere l'Italia, anziché sbarcare in Sicilia che è vicinissima a Cartagine, ha dovuto fare tutto il giro del Mediterraneo occidentale, passando per la Spagna e la Gallia Narbonese, perché non ha osato affrontare le flotte romane. Sarà certamente stato abile nel varcare le Alpi con il suo esercito ed i suoi elefanti, ma non avrebbe mai potuto riuscirvi senza l'aiuto delle popolazioni delle Alpi Marittime. Peraltro, gli eserciti dei Cimbri e dei Teutoni avevano anch'essi varcato quelle stesse montagne; ma questi barbari vi erano riusciti con tutti i loro carrozzoni, le loro donne ed i loro bambini, senza aver bisogno di alcun generale particolarmente rinomato.
Giunto in Italia con un esercito enorme, che aveva assorbito dei combattenti spagnoli, galli e liguri, Annibale sconfisse le legioni romane in tre occasioni: una prima volta grazie alle cariche della cavalleria numida, la seconda per un'imboscata presso il lago Trasimeno, e la terza a Canne, a causa della grave imprudenza d'uno dei consoli romani. Ecco tutte le vittorie di questo Cartaginese: tre battaglie terrestri terminate con tre sconfitte estremamente dolorose per i Romani. Questo è tutto, perché i Romani non gli hanno permesso alcun altro successo militare. Difatti, i generali romani (Marcello in primo luogo) gli hanno impedito ogni azione che avrebbe potuto essere pericolosa per Roma, e soprattutto l'accesso ai porti del mar Tirreno, dai quali egli avrebbe potuto tentare di ricevere dei rifornimenti o dei rinforzi. Per finire, Scipione giudicò che non valesse nemmeno più la pena perdere il suo tempo per affrontare il generale cartaginese in Italia, essendo per contro più importante andare a Cartagine per far capitolare la nazione nemica. Sbarcato in Africa, vi attirò lo stesso Annibale e lo sconfisse in battaglia terrestre, costringendo i Cartaginesi a por fine alla seconda guerra punica.

Sei anni dopo, Annibale fuggì da Cartagine e raggiunse Antioco, re di Siria, che si preparava alla guerra contro i Romani. Si mise dunque al suo servizio, divenendo il suo principale consigliere strategico. Durante questa nuova guerra, che si sviluppò soprattutto nel mare Egeo e sulle sue coste, Annibale prese anche il comando di potenti flotte siriache, ma venne battuto dalle flotte romane, contribuendo così alla sconfitta finale di Antioco. Fuggì allora, ancora una volta, rifugiandosi presso Prusia, re di Bitinia, ma poco tempo dopo si diede la morte supponendo che il suo ospite volesse consegnarlo ai Romani.
Questo conclude il riassunto dei grandi successi militari di colui che consideri "il più grande tattico di tutti i tempi". Come bisognerebbe allora considerare tutti coloro che l'hanno battuto, come M. Claudio Marcello, P. Cornelio Scipione, C. Livio Salinatore e L. Emilio Regillo?

Veniamo infine alla terza guerra punica, che i Romani hanno dovuto intraprendere in seguito alle gravissime violazioni cartaginesi del trattato di pace, e delle minacce che ne derivavano per la sicurezza di Roma e dei suoi alleati. Questa guerra si è sviluppata sulla terra e sul mare, ed è terminata con l'assedio della città di Cartagine, difesa ad oltranza dalla sua popolazione. Ma alla fine i Cartaginesi hanno accettato di arrendersi, e sono usciti dalla città nell'ordine previsto: prima le donne ed i bambini, e poi gli uomini. Non fu, ovviamente, che dopo aver evacuato tutta la popolazione che i Romani hanno incendiato la città, per raderla al suolo, in applicazione delle decisioni assunte dal Senato e comunicate fin dall'inizio della guerra ai Cartaginesi. Queste decisioni erano certamente molto dure, ma bisogna tener conto dell'epoca nella quale esse vennero prese, e delle motivazioni per le quali esse erano state giudicate indispensabili (anche da un campione della moralità come Catone il Vecchio). In ogni caso, esse erano coerenti con le leggi del diritto naturale e del diritto delle genti, cioè con i principi la cui legittimità era universalmente riconosciuta da tutte le popolazioni civili del nostro mondo.
Non vi è dunque alcun motivo di parlare d'una azione "ignobile".

Vale,

IMP. CÆS. AVG.



Berkeley      

Ave a te Imperatore Cesare Augusto,

Ho letto la tua risposta con attenzione e con grande piacere, ma non sono d'accordo. Effettivamente non sono uno specialista della materia, ma ho comunque letto qualche libro e qualche riassunto di tesi sull'argomento. Non confondevo la seconda e la terza guerra, ma semplicemente ti chiedevo il tuo parere sulla seconda e, in second'ordine, sullo svolgimento della terza.
Ora ti esporrò il mio parere, sebbene non vi sia alcun paragone possibile fra il parere d'un semplice amatore del XXI secolo e quello d'un grande generale contemporaneo di Tito Livio.
Innanzi tutto, sull'aneddoto di Tito Livio secondo il quale Annibale avrebbe giurato un odio eterno contro Roma, esso mi sembra semplicemente scaturito dalla propaganda romana. Una propaganda destinata ad identificare i Punici come dei semplici barbari, politica che ha portato la Patria punica ad un oblio totale alla nostra epoca. Poi, a proposito del passaggio delle Alpi, penso che sottrai così un grande merito ad Annibale: passare i valichi delle Alpi con degli elefanti non era un'impresa qualunque.
Inoltre, se la maggioranza di popoli delle Alpi Marittime ha loro permesso l'accesso, ciò è dovuto a due motivi, per primo il talento dei negoziatori cartaginesi, secondariamente i risentimenti di quei popoli contro i Romani.
Quanto all'intelligenza strategica di Annibale, essa mi sembra innegabile. Egli non ha perso che una sola battaglia, ma come ne diede l'annunzio al suo ritorno a Cartagine, tale battaglia, Zama, significò anche la perdita della guerra. Il Ticino, il Trebbia, il lago Trasimeno e Canne sono altrettante magnifiche vittorie, giacché queste battaglie iniziarono con una considerevole inferiorità numerica.
Con l'aiuto della sua cavalleria molto superiore e del suo genio tattico, egli inflisse delle serie sconfitte a dei generali molto meno "dotati" di Varrone.
Non nego l'intelligenza di Roma che ha impedito l'arrivo di rinforzi che avrebbero annientato ogni speranza di vittoria finale dei Romani. Quanto a Scipione, egli fu il salvatore della sua "ingrata Patria" e senza lui non avresti governato che una città vassalla di Cartagine, e ciò sarebbe stata una grande perdita per la storia del mondo, un triste mondo senza l'Imperatore Cesare Augusto!
Per finire, ho letto, in tutte le fonti odierne, che la distruzione di Cartagine si è conclusa con delle ignobili uccisioni di donne e bambini. Inoltre le violazioni del trattato di pace non venivano dai Cartaginesi, ma da Massinissa, alleato dei Romani.
Attendo con grandissimo piacere la Vostra risposta.

Berkeley



Augusto      

L'Imperatore Cesare Augusto a Berkeley, salve.

Nella tua prima lettera mi hai posto la domanda "che ne pensi?" su due argomenti. Ti ho risposto cortesemente dandoti il mio parere. Ora mi vieni a dire che non sei d'accordo. Strana conversazione!

Non sei uno specialista, ma hai letto qualche libro e qualche riassunto, che ti hanno dato tutte le tue certezze. Sei talmente convinto della grandezza di Annibale, che non riesci nemmeno a percepire che la sua boria e la sua miopia strategica hanno causato la perdita della sua propria Patria, oltre a quella del regno di Siria: un solo uomo, un autentico genio, ha intrapreso due guerre d'aggressione contro Roma, perdendole entrambe e facendo quasi scomparire le due grandi potenze che avevano rispettivamente dominato il Mediterraneo occidentale ed il Mediterraneo orientale. Sei talmente convinto che le tue "fonti odierne" siano meglio informate di quelle antiche, che non ti sei nemmeno chiesto perché i Romani sarebbero stati talmente insensati da uccidere le donne ed i bambini di Cartagine, mentre questi prigionieri valevano una fortuna. Sei talmente convinto delle tue tesi, che pensi che tutto ciò che non coincide con esse sia frutto dell'errore o della malafede.

Ebbene, conserva le tue certezze. Conserva i tuoi convincimenti, i tuoi preconcetti e le tue chimere oziose, se ciò ti è di conforto. Ma non venire a raccontarmeli, poiché non vi sono in alcun modo interessato. E non farmi perdere tempo con le tue domande, se le sole risposte che giudichi valide sono quelle che corrispondono alle tue opinioni granitiche.

Vale,

IMP. CÆS. AVG.


quebec

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