L'Imperatore Cesare Augusto a "Baalberith", salve.

Tutti sanno quali siano sempre stati, fin dal regno di Numa Pompilio, i compiti dei Pontefici: essi dovevano assicurare la preservazione delle tradizioni giuridiche e religiose dei Romani, il controllo dei culti pubblici e privati, ed il soddisfacimento degli obblighi religiosi, al fine di mantenere la "pax deorum", cioè l'accordo fra Roma e gli Dei immortali.
Rispetto alle attività di tutti i Pontefici che mi hanno preceduto, non ho fatto alcunché di diverso. Ho solo avuto molto più tempo di tutti gli altri per fare ciò che andava fatto, dato che, per volontà di mio padre, il divo Giulio, sono stato Pontefice fin dall'età di 16 anni. Ed ho più tardi aumentato le mie responsabilità nel collegio dei Pontefici, a partire dalla mia elezione a Pontefice Massimo, nell'anno del primo consolato di Tiberio.
D'altra parte, il restauro di 82 templi nell'anno del mio sesto consolato e tutte le altre costruzioni e restauri di templi che ho intrapreso non erano solo degli atti di pietà religiosa, ma anche dei lavori che si rendevano necessari per conferire il giusto decoro alla Città Eterna.

Non capisco cosa vuoi dire parlando di "passo ideologico", né riesco ad accettare la vostra strana nozione di "ideologia". Nel mondo romano le idee sono sempre state libere come l'aria, e nessuno ha mai avuto la pretesa d'insegnare agli altri come avrebbero dovuto indirizzare i propri pensieri.

Non capisco nemmeno la tua ultima domanda. Come puoi immaginare che io non creda agli Dei immortali, se essi mi hanno accolto fra di loro?

Vale,

IMP. CÆS. AVG.