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DOMENICO CARRO

ORBIS MARITIMUS

    La geografia imperiale e la grande strategia marittima di Roma    

SEGNALAZIONE

di Paolo Rastrelli
Notiziario CSTN (Centro Studi Tradizioni Nautiche),
n. 91, marzo 2020, pagg. 28-29


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L'impero romano è stato fondato, organizzato e governato da Augusto secondo delle linee di condotta che sono poi state adottate anche dai successivi Cesari, salvo alcune limitate varianti che con il trascorrere del tempo si sono rese possibili e vantaggiose. Di conseguenza, in epoca alto-imperiale le maggiori scelte strategiche dei Romani hanno mantenuto una sostanziale continuità di indirizzo per periodi di lunga durata, inducendo vari storici e politologi contemporanei ad individuarvi i contorni di una "grande strategia". Poiché, tuttavia, tali analisi si sono concentrate sulla sola esigenza della difesa dei confini terrestri da parte delle legioni, è risultato concettualmente utile integrare quegli studi con un esame debitamente attento al teatro marittimo, strategicamente imprescindibile ma finora negletto. In particolare, fra le innovative strategie imperiali adottate nell'inedita situazione della pax augusta e su scala soggettivamente globale, si è reso necessario estendere la ricerca a tutte le maggiori novità aventi qualche attinenza con i mari, gli oceani e le altre acque navigabili, nonché con le lunghe e frastagliate fasce costiere dell'Impero romano e delle altre terre d’interesse di Roma. Pertanto, dell'intero nostro azzurro pianeta – l'orbe terracqueo, in cui il mare ha (ed aveva anche nella geografia antica) un'ampia preminenza sulle terre emerse – è stata in questo libro presa in considerazione la sua parte maggiore, qui chiamata per brevità orbis maritimus.

L‘esame è stato condotto verificando inizialmente quali fossero, all'epoca di Augusto, l'attenzione verso la geopolitica (capitolo I) e le conoscenze geografiche degli spazi marittimi d'interesse dei Romani (capitolo II), ed esaminando poi, con riferimento ai vari bacini marittimi (capitoli da III a IX), quali siano state le azioni compiute in epoca imperiale per garantire la sicurezza e per allargare l'orizzonte geografico, l'area di controllo, la zona d'influenza ed i traffici navali di Roma, a beneficio del prestigio dell'Impero e del benessere delle relative popolazioni. Le conclusioni che da tale esame possono essere tratte delineano quella che possiamo considerare la grande strategia navale e marittima dell'alto Impero (capitolo X).

Dallo studio emerge piuttosto nettamente la capacità dei Romani di condurre delle oculate analisi geopolitiche e geostrategiche e di saper individuare, su quelle basi, delle strategie marittime rispondenti e di lunga durata, vista la concettuale stabilità degli scopi perseguiti dal potere imperiale sotto il principato dei vari Cesari. Se ne trae inoltre un sicuro apprezzamento dei risultati conseguiti dalle direttive imperiali relative alle forze marittime e dalla gestione operativa di queste ultime per l'espletamento di compiti di grande rilevanza strategica. Altrettanto apprezzabile risulta l'assommarsi dei provvedimenti imperiali con gli investimenti privati, con l'intraprendenza degli armatori e con la professionalità dei comandanti e degli equipaggi che hanno condotto le onerarie dell'Impero romano fino a navigare in acque marine distendentesi ben al di là dei limiti del mondo conosciuto da tutte le precedenti civiltà marittime del Mediterraneo.



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